Elena Ferrari https://mentallifting.com/ Rinascere donna Mon, 28 Oct 2019 11:20:10 +0000 it-IT hourly 1 https://mentallifting.com/wp-content/uploads/2022/05/cropped-favicon-32x32.png Elena Ferrari https://mentallifting.com/ 32 32 207833118 Disturbi alimentari: sono in aumento tra i giovanissimi https://mentallifting.com/disturbi-alimentari-sono-in-aumento-tra-i-giovanissimi/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=disturbi-alimentari-sono-in-aumento-tra-i-giovanissimi https://mentallifting.com/disturbi-alimentari-sono-in-aumento-tra-i-giovanissimi/#respond Mon, 28 Oct 2019 11:20:08 +0000 https://mentallifting.com/?p=3751 Sono circa 3 milioni, e sempre più giovani, gli adolescenti che soffrono di disturbi alimentari in Italia. L’età d’esordio più frequente per anoressia e bulimia è tra i 15 e i 25 anni, anche se sono in aumento i casi dagli 11/12 anni. Rifiuto del cibo o, al contrario, grandi abbuffate restano i problemi più...

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Sono circa 3 milioni, e sempre più giovani, gli adolescenti che soffrono di disturbi alimentari in Italia.

L’età d’esordio più frequente per anoressia e bulimia è tra i 15 e i 25 anni, anche se sono in aumento i casi dagli 11/12 anni. Rifiuto del cibo o, al contrario, grandi abbuffate restano i problemi più frequenti, ma ad essere in aumento è anche la risposta maschile della vigoressia, ovvero l’ossessione di un fisico prestante.

La causa? Un profondo disagio personale che trasforma la voglia di essere “magri e belli” in una patologia, aggravata dall’utilizzo dei social, che facilitano confronti con modelli di bellezza irraggiungibili.

I disturbi alimentari sono diversi

L’anoressia e bulimia, legate al controllo del peso sono i più diffusi, soprattutto tra le donne. Ma è sbagliato pensare che questi siano i soli sintomi dei disturbi alimentari.

Infatti sono n aumento le forme miste, in cui si passa dall’anoressia nervosa alla bulimia nelle diverse fasi della vita: è il disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder), una sorta di bulimia senza comportamenti di compenso che porta frequentemente all’obesità.

Anche negli uomini, sempre più attenti al fisico, il disturbo si presenta sotto forma di vigoressia, o anoressia reversa, che porta ad una continua ossessione per il tono muscolare, l’allenamento, una dieta ipocalorica e iperproteica, a cui spesso si aggiunge l’uso di sostanze illegali per raggiungere tale obiettivo.

Tanti possono essere i campanelli d’allarme: un improvviso controllo estremo del cibo per paura di ingrassare, difficoltà a mangiare con gli altri, bassa autostima, attività fisica eccessiva, scomparsa di grandi quantità di cibo e ritrovamento di cibo in posti anomali come camera da letto o armadi, rituali alimentari particolari, estrema selettività alimentare.

Ma quali sono le cause?

Alla base di tutto ci sono problemi di disagio e insicurezza: ci si abbuffa per far fronte alla noia, alla mancanza di affetto o per evadere da una situazione, per placare lo stress, per soffocare un’emozione, così come si ricerca la magrezza e la forma perfetta del corpo per un bisogno di sentirsi più sicuri.

Per aiutarli a venirne fuori è molto importante il sostegno delle persone care, dai familiari agli amici, ma prima bisogna saper cogliere i campanelli d’allarme e poi avvicinarsi con il giusto approccio.

Occhio ai segnali

Di seguito vediamo quali sono i segnali più frequenti che devono mettere in allerta i genitori.

Attenzione al comportamento a tavola

La tavola è il luogo privilegiato per cogliere segnali iniziali. Ma perché questo sia possibile bisogna innanzitutto comunicare ed evitare possibili distrazioni, quindi telefonini, televisione, o cucinare mentre gli altri mangiano. Quello del pranzo o della cena deve essere vissuto come un momento di convivialità, in cui ci si raccontano gli avvenimenti della giornata e si sta insieme.

Rituali sospetti

I segnali di anoressia e bulimia possono essere molto sfumati all’inizio. Per esempio, soprattutto nell’anoressia, si possono notare dei rituali durante i pasti, in precedenza assenti. La ragazza anoressica tende a separare le varie pietanze nel piatto, a tagliarle in piccoli pezzi e a mangiare molto lentamente.

Assenza di relazione

Spesso si nota un cambiamento di atteggiamento nella convivialità. Se prima a tavola la ragazza chiacchierava, scherzava e mangiava, quando subentra un disturbo del comportamento alimentare la si vede più concentrata, come se stesse studiando, e più taciturna.

Perdita di controllo sul cibo

Tipica di chi soffre di bulimia e binge eating è invece la perdita di controllo sul cibo: si mangia in modo molto vorace, in fretta, ci si distacca dall’ambiente perché si guarda solo il piatto che si ha davanti. Diversamente dal disturbo da binge eating, spesso la bulimica è vorace solo quando è da sola e non è vista da nessuno, perché si vergogna per quello che sta facendo.

Ossessione per il proprio aspetto

È normale che un adolescente si interessi del proprio aspetto e voglia apparire più piacevole, ma quando questa preoccupazione diventa eccessiva i genitori ne devono tenere conto.

Iperattività fisica

Altro comportamento tipico è l’ossessione per l’attività fisica. Fare movimento non è più un piacere, ma diventa un dovere, per smaltire il cibo mangiato. Quindi attenzione se la frequentazione della palestra o i momenti dedicati allo sport aumentano sempre più e, soprattutto, se diventano un’ossessione a cui non si può mai rinunciare.

Qual è l’approccio più efficace?

Capire, non assecondare, non giudicare: è questo l’atteggiamento corretto per aiutare i giovani che si trovano a fare i conti con disturbi alimentari. Per trovare un punto di contatto, i genitori non devono fissarsi su quanto mangia la figlia o quanto è magra, ma piuttosto cercare di portare l’attenzione sulla sua qualità di vita: comunicare un messaggio che la faccia riflettere e comprendere che la sua vita sta lentamente cambiando in peggio.

Sono inoltre consultabili sul sito del Ministero della Salute le raccomandazioni per i familiari che illustrano i primi sintomi di un disturbo alimentare, i segnali per riconoscerlo e in seguito i consigli per affrontare un percorso di guarigione.

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Disturbo o difficoltà di apprendimento? La distinzione è d’obbligo https://mentallifting.com/disturbo-o-difficolta-di-apprendimento-la-distinzione-e-dobbligo/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=disturbo-o-difficolta-di-apprendimento-la-distinzione-e-dobbligo https://mentallifting.com/disturbo-o-difficolta-di-apprendimento-la-distinzione-e-dobbligo/#respond Mon, 21 Oct 2019 14:16:32 +0000 https://mentallifting.com/?p=3745 I disturbi che riguardano la capacità di apprendimento dei nostri bambini sono un problema molto sentito dai genitori e, spesso, vissuto con forte ansia per il loro normale sviluppo. Questi disturbi implicano l’incapacità di acquisire, memorizzare o utilizzare specifiche abilità o informazioni, a causa di un calo di attenzione, di memoria o per un rallentato...

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I disturbi che riguardano la capacità di apprendimento dei nostri bambini sono un problema molto sentito dai genitori e, spesso, vissuto con forte ansia per il loro normale sviluppo.

Questi disturbi implicano l’incapacità di acquisire, memorizzare o utilizzare specifiche abilità o informazioni, a causa di un calo di attenzione, di memoria o per un rallentato ragionamento che influiscono sul rendimento scolastico.

Facciamo chiarezza

Le difficoltà di apprendimento, in assenza di patologie conclamate da una diagnosi, riguardano bambini con un’intelligenza nella norma, che non hanno problemi sensoriali (vista, udito) o neurologici e che hanno avuto adeguate possibilità di familiarizzare con la lingua scritta.

Sono disturbi su base neurobiologica, che dipendono dal funzionamento alterato delle regioni cerebrali che sono coinvolte nei processi di apprendimento. Per lo più sono di natura genetica e, spesso, i familiari dei bambini con tali disturbi hanno presentato, o presentano, problemi simili.

Quindi è importante capire che non dipendono dall’impegno o dall’esercizio, né da traumi infantili, né dalla volontà del bambino.

Come si distinguono i disturbi patologici dalle difficoltà di apprendimento?

Il disturbo patologico c’è fin dalla nascita ed è persistente. Per distinguere con chiarezza il disturbo dalla difficoltà dobbiamo valutare la resistenza ai trattamenti: parliamo di difficoltà quando, strategie di insegnamento adeguate, migliorano significativamente la capacità di apprendere, mentre siamo in presenza di un disturbo quando persiste una condizione non consona all’età. 

Troppe diagnosi affrettate

Il fatto che sia aumentato il numero di diagnosi relative ai disturbi dell’apprendimento è da una parte un segno positivo, perché indica una conoscenza più profonda e una maggiore attenzione al problema.

D’altra parte, però, si rischia di fare confusione e alimentare le paure dei genitori senza motivi. Bisogna invece fare un’importante distinzione e capire che da un lato ci sono i disturbi veri e propri, dall’altro ci sono difficoltà legate al processo evolutivo del bambino. In quest’ultimo caso si tratta non di psicopatologie diagnosticabili, ma di fatiche e difficoltà su cui si può intervenire per tempo.

I genitori devono essere quindi aiutati, dagli esperti e dagli insegnanti, a non confondere sintomi che potrebbero essere simili, ma che hanno cause, conseguenze e bisogni del tutto diversi. Molto spesso ci troviamo difronte a bambini con difficoltà di apprendimento che possono migliorare semplicemente cambiando metodo di insegnamento. Ed è qui che la scuola diventa protagonista, adeguando le metodologie didattiche e formando gli insegnanti.

Quali sono i passi giusti da fare?

Il primo passo del genitore non è andare subito dal neuropsichiatra, ma valutare se il bambino modifica le proprie strategie al modificare delle strategie di insegnamento a scuola. È dunque necessario lavorare con il bambino sin da quando è piccolo, perché il suo cervello è molto recettivo e pronto al cambiamento se adeguatamente stimolato.

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Asma, una lettura in chiave psicosomatica https://mentallifting.com/asma-una-lettura-in-chiave-psicosomatica/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=asma-una-lettura-in-chiave-psicosomatica https://mentallifting.com/asma-una-lettura-in-chiave-psicosomatica/#respond Tue, 15 Oct 2019 14:09:08 +0000 https://mentallifting.com/?p=3738 La mancanza d’aria nelle diverse forme di asma è per la psicosomatica il segnale di una difficoltà a esprimere i propri desideri per paura di perdere l’amore degli altri. Il nostro respiro rivela chi siamo e come viviamo, svelando eventuali resistenze e blocchi emozionali. “Respirare” quindi rappresenta una tra le funzioni imprescindibili dell’esistenza e implica...

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La mancanza d’aria nelle diverse forme di asma è per la psicosomatica il segnale di una difficoltà a esprimere i propri desideri per paura di perdere l’amore degli altri.

Il nostro respiro rivela chi siamo e come viviamo, svelando eventuali resistenze e blocchi emozionali. “Respirare” quindi rappresenta una tra le funzioni imprescindibili dell’esistenza e implica il tema dello “scambio” tra mondo interno e mondo esterno.

La funzione respiratoria ci riporta, quindi, al tema del dare e dell’avere, del rapporto con l’esterno, del “prendere e restituire” con l’ambiente. L’organo dello “scambio” nell’uomo è rappresentato dal polmone che diventa quindi, in chiave simbolica, il depositario delle vicissitudini di relazione dell’individuo.

Asma in psicosomatica

In un’ottica psicosomatica, l’aria immessa con il primo respiro è intesa la prima forma di nutrimento che riceviamo dalla vita, da ciò che è “altro da sé”. A partire da questo momento, il nostro corpo avvia scambio, attraverso il suo movimento inspiratorio ed espiratorio, con il mondo; l’aria che entra ed esce diventa infatti il principale veicolo della relazione nella specie umana.

La patologia respiratoria è quindi una patologia della relazione, tanto più significativa quanto più ci si muove, da un banale singhiozzo o da una tosse parossistica, fin verso malattie che alterano la funzione respiratoria stessa.

In questo approccio, il primo farmaco anti-asma diventa un’azione: consentire lo sfogo delle emozioni, permettersi di piangere, ad esempio, cosa che difficilmente chi soffre di questo disturbo si permette di fare.

Quando è possibile, “cambiare aria” è la soluzione però più radicale ed efficace: nuovi contesti esistenziali, nuove esperienze possono favorire un recedere delle crisi. Il clima affettivo è l’elemento fondamentale per superare i momenti critici e, quindi, circondarsi di presenze più favorevoli e più affettive, che emanino profumi piacevoli, è il rimedio migliore.

asma

Asma: i sintomi per riconoscerla

La crisi d’asma inizia con un broncospasmo espiratorio: i bronchi, cioè, si chiudono e cercano di trattenere il più possibile l’aria al loro interno, anziché farla uscire, provocando il classico fischio asmatico. Ciò ovviamente impedisce l’ingresso di altra aria e crea la sensazione reale di soffocamento. Questo riflette in modo perfetto lo schema psicologico-affettivo dell’asmatico.

Spesso, nella storia degli asmatici, c’è una figura di madre ambivalente, che “mette il broncio” se le sue aspettative non sono soddisfatte e il bambino percepisce costantemente una minaccia di sospensione dell’amore materno. In qualche modo si trova in una gabbia piena di amore e di regole, una gabbia soffocante ma in cui si può sopravvivere. Crescendo, diventerà una persona che, di fronte ad una scelta autonoma, riattiva l’arcaica paura di perdere il riconoscimento della madre e da qui la mancanza di aria/crisi asmatica.

L’asma può essere connessa con un senso di soffocamento: possiamo sentirci soffocare dalle troppe attenzioni di una persona, da una situazione lavorativa da cui non riusciamo ad uscire, dalle eccessive responsabilità e aspettative altrui, dall’autorità.

Anche la paura dell’abbandono può essere somatizzata attraverso un attacco d’asma, per richiamare attenzione, per non sentire la sofferenza del rifiuto

In alcuni soggetti anche un senso di colpa può scatenare crisi di asma ogni volta che la persona si sente felice, quasi a sabotare ogni possibilità di gioia.

Quali sono le persone a rischio?

Bambini o adolescenti con madre intransigente e apprensiva, rigida e che ripone nel figlio molte aspettative, che crea atmosfere cariche di tensione o di delusione, facendo sentire una sorta di ‘ricatto emotivo’ al figlio.

Figli di genitori molto apprensivi che sentono il bisogno di controllare ogni aspetto della vita del figlio, in maniera quasi ossessiva.

Persone che non godono di uno spazio vitale adeguato alle proprie esigenze, ma vivono una dimensione esistenziale angusta e compressa.

Cosa fare per stare meglio

L’asma è una sindrome caratterizzata da una particolare forma di dispnea parossistica. In questa patologia entrano in gioco sia fattori allergici, sia fattori psicologici per cui possiamo affermare che, l’attacco asmatico, è determinato da un insieme di cause, diverse e concomitanti.

Nonostante l’assenza di un unanime punto di vista sull’eventuale correlazione asma-stress, è tuttavia consigliabile che i pazienti evitino le emozioni forti e, nel caso, considerino, se necessario, un approccio psicologico per la gestione della loro vita emotiva.

Personalmente consiglio tutti gli approcci adottati per mitigare le condizioni di stress o di ansia, che vanno da una costante leggera attività fisica ad approcci più mirati e “professionali”, come la psicoterapia, lo yoga e le tecniche di respirazione.

Esistono molti studi sul potenziale terapeutico del rilassamento in soggetti asmatici, ecco perché mi sento di consigliare un approccio psicoterapeutico che affianchi quello medico, non fosse altro per ridurre la tensione e ridimensionare l’ansia d’attesa di un nuovo attacco.

La psicoterapia deve puntare a rafforzare la personalità, a sviluppare l’autostima e a poter esprimere le emozioni, onde evitare di reprimerle e poi subirne le conseguenze a medio e lungo termine.

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Quando la caduta dei capelli è psicosomatica https://mentallifting.com/quando-la-caduta-dei-capelli-e-psicosomatica/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=quando-la-caduta-dei-capelli-e-psicosomatica https://mentallifting.com/quando-la-caduta-dei-capelli-e-psicosomatica/#respond Tue, 08 Oct 2019 08:33:59 +0000 https://mentallifting.com/?p=3733 Simbolicamente i capelli rappresentano l’energia che fluisce e si associano alla forza vitale, psichica e spirituale. Simbolo di libertà di forza e di potenza, la perdita dei capelli rappresenta il polo opposto e può assumere diversi significati: evoca conflitti che riguardano lutti, perdite, rinunce, sacrifici. I capelli sono il simbolo della femminilità e della seduzione...

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Simbolicamente i capelli rappresentano l’energia che fluisce e si associano alla forza vitale, psichica e spirituale.

Simbolo di libertà di forza e di potenza, la perdita dei capelli rappresenta il polo opposto e può assumere diversi significati: evoca conflitti che riguardano lutti, perdite, rinunce, sacrifici. I capelli sono il simbolo della femminilità e della seduzione nella donna e della virilità nell’uomo, perciò la loro perdita può essere vissuta molto male.

Per questo è importante capire ed elaborare i vissuti emotivi connessi alla perdita dei capelli e, come questi, si ripercuotano sul contesto di vita della persona: l’alopecia, infatti, potrebbe comportare un senso di imbarazzo, vergogna e perdita di autostima.

Come si riconosce il paziente psicosomatico che soffre d’alopecia?

L’alopecia può presentarsi in qualsiasi zona del corpo in cui ci siano dei peli, ma sul cuoio capelluto è più evidente e crea un disagio psicologico maggiore.

Nell’adulto l’alopecia è prevalentemente connessa con il senso di perdita di sé stessi, qualcosa ha fatto perdere un pezzo di identità. Spesso segue ad una esperienza affettiva traumatica e questo è evidente specie nei bambini, quando perdono figure di riferimento.

Tra le cause dell’alopecia possiamo individuare quelle genetiche, ormonali, alimentari, chimico-farmacologiche, psico-sociali.

Tra le cause psicosociali troviamo, infatti, l’alopecia da stress e l’alopecia causata da shock traumatici o fenomeni depressivi. Ritmi di lavoro e di vita innaturali, e una società piena di solitudine esistenziale, aumentano il tasso di sofferenza nei singoli e nella collettività. Molte persone entrano in crisi e i loro problemi psicologici potrebbero manifestarsi anche sotto forma di perdita dei capelli.

Il significato simbolico dei capelli

Il capello, inteso come filo (conduttore, riferimento), rappresenta i nostri legami affettivi. La caduta, i capelli che si assottigliano, che si spezzano, sono sintomo di una sofferenza profonda data dalla rottura di un legame che ci creava sicurezza e dava conforto, attenzioni e riempiva il vuoto esistenziale.

Quindi una perdita di capelli uniforme su tutto il capo, più nella parte frontale, è direttamente collegata ad una perdita di sicurezza su tutti i fronti e un senso di smarrimento e vuoto.

È la mancanza (anche solo come impressione e non necessariamente effettiva) di una radice bel salda. Il bulbo pilifero si atrofizza quando la nostra convinzione è quella che le nostre radici si siano atrofizzate e che non ci sia niente e nessuno su cui poter contare.

Caduta dei capelli in psicosomatica

I capelli che cadono possono anche rappresentare tracce vitali del passaggio di un soggetto che percepisce come insignificante la propria esistenza, e lascia quindi una prova, un segno per gli altri. Oppure, in età avanzata, nei momenti di depressione, dopo una separazione affettiva o dopo un lutto i capelli che cadono esprimono la volontà di andare via, lasciare il nostro corpo, insieme ai ricordi più spiacevoli e ai legami ad essi correlati.

In molti casi poi, la psicosomatica indica nella perdita dei capelli un tentativo inconscio di fare “piazza pulita” dei problemi, con la voglia di tornare bambini. Un desiderio che si può estrinsecare anche in gesti plateali e clamorosi, come spezzarsi o strapparsi i capelli.

I capelli possono anche cadere nel caso in cui un soggetto sia particolarmente angosciato dalle novità, o da una innovazione che arriva a sconvolgere determinati equilibri psichici o di status, come ad esempio l’arrivo di un fratellino, un trasferimento di città, un cambio di mansione sul lavoro.

La cura supplementare

L’approccio psicosomatico all’alopecia, da solo, non permette mai di sbarazzarsi del tutto del problema dell’alopecia. La nostra chioma ha bisogno di una buona cura delicata sia dall’esterno che dall’interno. Ecco i miei consigli:

  • arricchite la vostra dieta con la frutta e verdura fresca, mangiate regolarmente la carne bianca e pesce, frutti di mare, cereali, latticini fermentati
  • coccolate la chioma con le maschere, sia professionali che preparate a casa secondo le ricette della medicina popolare, usando oli naturali, vitamine, estratti vegetali
  • per la cura quotidiana usate solo shampoo e balsami delicati, di qualità, pensati per capelli secchi, danneggiati ed indeboliti
  • se avete le ciocche lunghe e le radici indebolite, vi consiglio di fare un taglio più corto: spesso tagliare i capelli salva dalla calvizie totale.

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La tecnica EMDR nel trattamento del disturbo depressivo https://mentallifting.com/la-tecnica-emdr-nel-trattamento-del-disturbo-depressivo/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=la-tecnica-emdr-nel-trattamento-del-disturbo-depressivo https://mentallifting.com/la-tecnica-emdr-nel-trattamento-del-disturbo-depressivo/#respond Tue, 01 Oct 2019 11:00:51 +0000 https://mentallifting.com/?p=3728 Avete mai sentito parlare di EMDR? Sono sicura che molti di voi non conoscono questa tecnica usata in particolare per affrontare, e superare psichicamente, esperienze traumatiche o stressanti di vario genere che possono causare diversi disturbi di origine psicologica. Quindi vi dico, in sintesi, di cosa si tratta. Che cos’è il metodo EMDR Iniziamo dal...

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Avete mai sentito parlare di EMDR? Sono sicura che molti di voi non conoscono questa tecnica usata in particolare per affrontare, e superare psichicamente, esperienze traumatiche o stressanti di vario genere che possono causare diversi disturbi di origine psicologica. Quindi vi dico, in sintesi, di cosa si tratta.

Che cos’è il metodo EMDR

Iniziamo dal nome: EMDR è un acronimo che, tradotto in italiano sta per desensibilizzazione e rielaborazione tramite i movimenti oculari e serve a favorire la rielaborazione dell’esperienza, emotiva e cognitiva, in modo simile a quanto avviene nella fase REM del sonno.

In pratica la tecnica dell’EMDR, ideata da Francine Shapiro nel 1989, consente di individuare alcuni ricordi o immagini in qualche modo stressanti, su cui viene effettuato un lavoro di desensibilizzazione e di rielaborazione attraverso la stimolazione del movimento oculare o del tapping (tamburellamento sulle gambe).

In questo modo è possibile aiutare il paziente ad affrontare e superare in modo più sereno, tranquillo e decisamente adeguato, le situazioni stressanti e traumatiche che hanno dato origine al sintomo. Questo approccio mi ha permesso di intervenire molto positivamente con persone affette da depressione.

Quando è possibile parlare di depressione?

La depressione è un sintomo assai complesso che affligge sempre più persone nel mondo occidentale; per questo si ricorre maggiormente alla psicoterapia. Si caratterizza per un basso tono dell’umore, costante e perdurante nel tempo, non facilmente modificabile da eventi esterni.

Si possono distinguere due forme di depressione:

  • La depressione di tipo reattivo: ha un’origine precisa e puntuale, per esempio a seguito di un lutto o un evento doloroso o di un importante cambiamento del ciclo di vita (il pensionamento, la nascita di un figlio, l’uscita dei figli adulti da casa, etc.)
  • La depressione di tipo endogena: si manifesta in modo spesso meno evidente ma più persistente nel tempo senza un motivo apparente.

I depressi spesso non sono in grado di portare a termine le attività quotidiane e non traggono piacere da attività che in precedenza davano loro piacere. Si sentono in colpa e si considerano gli unici responsabili di problemi di comunicazione e di relazione a casa e al lavoro.

Le persone depresse si preoccupano eccessivamente per il futuro, hanno pensieri negativi/distruttivi su sé stessi, sulla vita e sulle persone che sono loro accanto. Questi i sintomi più comuni, ma la depressione si presenta con un’ampia varietà di quadri clinici interconnessi tra loro (ansia, panico, tic, balbuzie, disturbi alimentari etc.), più o meno complessi e di diversi livelli di gravità- intensità e pervasività.

Per questo è bene rivolgersi a uno psicoterapeuta perché possa essere fatta una diagnosi precisa e valutare insieme una possibile psicoterapia efficace.

Obiettivi della psicoterapia

  • Nella depressione di tipo reattivo: individuare la causa che ha dato origine alla sintomatologia è il primo passo verso una possibile guarigione.
  • Nella depressione di tipo endogena, il percorso è più complesso in quanto il depresso fatica a fidarsi di un interlocutore esterno, tende a svalutare ogni intervento che gli si propone, si scoraggia facilmente; è possibile comunque affrontare e superare la depressione, dandosi del tempo e affidandosi a uno psicoterapeuta valido e preparato di cui piano piano è possibile fidarsi e a cui affidarsi.

Terapia EMDR e depressione

L’EMDR permette di desensibilizzare i ricordi e i pensieri negativi per metabolizzare traumi del passato, comportamenti o idee negative. L’EMDR offre quindi una via rapida e non invasiva per eliminare nel profondo i sintomi legati ad eventi passati che non sono stati metabolizzati psichicamente. Stimolando il cervello da destra a sinistra e da sinistra a destra (attraverso lo sguardo, la voce o il tocco) si sblocca l’evento traumatico rimasto intrappolato nella psiche e si riattivare il naturale sistema di auto guarigione del cervello.

La terapia EMDR (quando è condotta bene) è molto più efficace, arriva molto oltre e più profondamente della psicoanalisi: attiva un normale processo di guarigione, consente di alleviare il dolore acuto causato da un trauma passato per poi permettere di capire, con un percorso di terapia tradizionale, in maniera più approfondita, le conseguenze di quell’evento sulla propria vita.

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Ho sconfitto la mia ansia e sono più sereno https://mentallifting.com/ho-sconfitto-la-mia-ansia-e-sono-piu-sereno/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=ho-sconfitto-la-mia-ansia-e-sono-piu-sereno https://mentallifting.com/ho-sconfitto-la-mia-ansia-e-sono-piu-sereno/#respond Wed, 25 Sep 2019 10:13:50 +0000 https://mentallifting.com/?p=3725 Quanti di noi vorrebbero svegliarsi una mattina e dire oggi ho sconfitto la mia ansia? Tutti, chi meglio chi peggio, convivono con la propria ansia: la differenza è proprio in quelle due parole meglio o peggio. Perché uno stato d’ansia moderato è connesso con il vivere stesso e, non necessariamente si parla di patologia. Ma,...

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Quanti di noi vorrebbero svegliarsi una mattina e dire oggi ho sconfitto la mia ansia? Tutti, chi meglio chi peggio, convivono con la propria ansia: la differenza è proprio in quelle due parole meglio o peggio. Perché uno stato d’ansia moderato è connesso con il vivere stesso e, non necessariamente si parla di patologia. Ma, se vivere ci porta a continue manifestazioni ansiose che ci impediscono di affrontare le sfide di ogni giorno, se è l’ansia la causa principale dei nostri malesseri, allora ci troviamo davanti ad un disturbo serio.

Quando possiamo parlare di ansia patologica

L’ansia è l’emozione che si prova di fronte a una sensazione di minaccia reale (es. minaccia alla persona) o figurata (minaccia all’autostima). È una risposta normale e innata di attivazione, caratterizzata da un aumento della vigilanza e dell’attenzione che ha l’obiettivo di prepararci ad affrontare il pericolo percepito predisponendoci a una risposta di attacco o fuga.

Può essere fisiologica oppure patologica. L’ansia fisiologica ci prepara ad affrontare in maniera adattiva una possibile situazione difficile mentre l’ansia patologica è disfunzionale perché, essendo persistente e intensa, interferisce con la nostra prestazione, e può essere associata a eventi neutri, che non sono realmente pericolosi. A differenza della paura, l’angoscia non ha un oggetto: è come se ci trovassimo al buio, esposti e vulnerabili, chiusi in un circolo che sembra destinato a ripetersi.

Ansia: i sintomi per riconoscerla

I disturbi d’ansia tendenzialmente perdurano a lungo nel tempo e, data la loro pesantezza sul piano sintomatologico, possono influenzare profondamente la vita di chi ne soffre, ostacolandone la carriera scolastica, lavorativa, e le relazioni sociali. Come riconoscerli?

Ecco un elenco dei principali sintomi:

Sintomi psicologici

Intensa e persistente preoccupazione

Scarsa concentrazione

Difficoltà di memoria

Irritabilità

Difficoltà ad addormentarsi

Pensieri intrusivi

Sintomi fisici

Iper sudorazione

Tachicardia

Sensazione di soffocamento

Vampate di calore

Tremolii

Dolori al petto

Brividi

Vertigini

Parestesie

Sintomi comportamentali

Agitazione motoria

Immobilità

Riluttanza nel partecipare o nell’eseguire attività specifiche

Evitamento delle situazioni temute

Come curarla: farmaci o psicoterapia?

Milioni di persone soffrono quotidianamente di stati d’ansia, e troppi si curano con ansiolitici e psicofarmaci che danno effetti collaterali e dipendenza. Dalla mia esperienza con i pazienti ansiosi, tranne che nei casi molto gravi, la strada maestra per la cura rimane la psicoterapia. In particolare, la visione psicosomatica riconosce un significato simbolico ai disturbi d’ansia e, attraverso un percorso terapeutico mirato, la persona sofferente viene aiutata a recuperare un rapporto più armonico con se stessa, che è la premessa di qualunque guarigione.

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Bassa autostima? 6 modi per porvi rimedio https://mentallifting.com/bassa-autostima-6-modi-per-porvi-rimedio/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=bassa-autostima-6-modi-per-porvi-rimedio https://mentallifting.com/bassa-autostima-6-modi-per-porvi-rimedio/#respond Tue, 17 Sep 2019 09:39:02 +0000 https://mentallifting.com/?p=3721 Nel precedente articolo vi ho parlato di come, una corretta autostima si sviluppa già a partire dall’infanzia e dell’importanza che la scuola ha in questo processo. Oggi vi voglio parlare della mancanza di autostima negli adulti e di come fare per porvi rimedio. Cosa significa avere una bassa autostima? Sappiamo che, avere una buona autostima...

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Nel precedente articolo vi ho parlato di come, una corretta autostima si sviluppa già a partire dall’infanzia e dell’importanza che la scuola ha in questo processo. Oggi vi voglio parlare della mancanza di autostima negli adulti e di come fare per porvi rimedio.

Cosa significa avere una bassa autostima?

Sappiamo che, avere una buona autostima significa avere fiducia in se stessi, nella vita e nelle proprie capacità, indipendentemente dal giudizio altrui e dagli avvenimenti esterni. Purtroppo, però, a causa di esperienze negative e situazioni particolari vissute nell’infanzia, non sono rari i casi di bassa autostima. Queste persone, spesso, ricercano all’esterno, anche da adulti, un senso di appartenenza che, purtroppo, sarà difficile trovare realmente. Quello che manca, in questi casi, è un senso di protezione che derivi dall’interno e che non può essere creato da altri.

Come rimediare?

Le conseguenze dell’avere poca autostima possono interessare non solo le nostre emozioni, ma anche la nostra salute e la nostra vita. Una bassa autostima è un ostacolo per raggiungere il successo in ambito professionale, ci danneggia nello studio e nella vita personale, così come nel relazionarci con gli altri. Inoltre, può causare tristezza, malinconia, depressione, timidezza e altri sentimenti negativi.

Il primo modo per accrescere la propria autostima è conoscersi. Chi è consapevole delle proprie modalità di pensiero e azione, infatti, riesce a tenere sotto controllo anche i propri lati oscuri e a non agire sempre con il pilota automatico. Ad esempio, una persona che si conosce bene, potrebbe rendersi conto di provare antipatia nei confronti di un altro, non perché questi sia effettivamente una persona sgradevole ma perché, ad esempio, prova invidia verso i suoi successi.

Evitare i paragoni, con le cose e con le persone che ci circondano. Ci saranno sempre persone che hanno più di successo di noi, o che ne avranno di più, per questo è importante non vivere a seconda della vita che altri individui conducono o paragonandoci a loro o prefiggendoci i loro stessi obiettivi. Dobbiamo avere una nostra identità e creare progetti di vita personali.

Un altro modo di migliorare il problema dell’autostima è cambiare il modo di pensare, trasformando il negativo in positivo. Ci sono sempre degli ostacoli e dei problemi difficili da risolvere nella vita, ma possono essere affrontati come un insegnamento per il lungo cammino che dobbiamo percorrere.

L’accettazione è fondamentale per migliorare e per sentirci meglio con noi stessi. Dobbiamo accettare il nostro corpo, il nostro modo di essere e quello che abbiamo. Un ulteriore modo di superare le paure interne è di aumentare l’amore per sé stessi è quello di creare un progetto di vita, una strategia personale per poter aumentare la bassa autostima che abbiamo.

Molte persone vivono la loro vita cercando di compiacere gli altri per ricevere il più possibile consensi e validazione. Tutto ciò deriva dal bisogno di essere amati. Non c’è nulla di male nel desiderare una conferma positiva dall’esterno su ciò che si è o su ciò che si fa, il problema nasce quando questo diventa un elemento centrale nel determinare il proprio valore come persona. Dare la priorità al giudizio altrui nelle nostre scelte e nei nostri comportamenti ci porta inevitabilmente a confusione, incapacità di esprimerci liberamente e a nasconderci.

Poiché gran parte della nostra autostima è influenzata dalle nostre relazioni: è fondamentale circondarsi di persone che ci facciano stare bene e allontanare chi, al contrario, ci fa del male. Trovare persone che sono disposte a starci vicino, ascoltarci, sostenerci e che ci possano accettare sia nei nostri pregi che nei nostri difetti può rivoluzionare anche il modo in cui entriamo in contatto con noi stessi. Allo stesso tempo è necessario allontanare dalla nostra vita chi ci ferisce, chi consuma la nostra energia e ci impedisce di crescere.

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Autostima: non è un obiettivo ma un processo continuo https://mentallifting.com/autostima-non-e-un-obiettivo-ma-un-processo-continuo/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=autostima-non-e-un-obiettivo-ma-un-processo-continuo https://mentallifting.com/autostima-non-e-un-obiettivo-ma-un-processo-continuo/#respond Mon, 09 Sep 2019 13:19:01 +0000 https://mentallifting.com/?p=3713 Una corretta autostima è un elemento centrale per una buona salute psicologica, sia da piccoli che da grandi. È un concetto molto importante per il nostro sviluppo perché rappresenta la valutazione che ognuno ha di sé stesso, della persona che è e delle cose che sa fare. La psicologia insegna che se pensi positivo, avrai...

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Una corretta autostima è un elemento centrale per una buona salute psicologica, sia da piccoli che da grandi. È un concetto molto importante per il nostro sviluppo perché rappresenta la valutazione che ognuno ha di sé stesso, della persona che è e delle cose che sa fare.

La psicologia insegna che se pensi positivo, avrai molte più probabilità di farcela, a meno che non stia sottovalutando la prova che devi affrontare. Se invece hai ben presente di cosa si tratta, e pensi comunque di potercela fare, sarà molto più difficile fallire. Recuperare nella memoria quelle situazioni in cui ci siamo sentiti davvero in gamba, ci dà la carica e l’energia giusta per intraprendere una nuova sfida. Non solo in famiglia, ma anche a scuola, l’autostima dei bambini può trovare terreno fertile per il suo sviluppo oppure per il suo contrario, cioè essere limitata e dare origine a insicurezze gravi.

autostima

Autostima a scuola, il ruolo degli insegnanti

I piccoli arrivano a scuola che hanno già avuto modo di sviluppare la base della propria fiducia in sé stessi nel contesto familiare, ma sicuramente la scuola gioca un ruolo molto importante. Insegnanti ed educatori, infatti, assumono un ruolo determinante per la costruzione dell’autostima dei bambini. La scuola assume, quindi, un ruolo fondamentale nella formazione del bambino e del ragazzo perché è qui che sperimentano dei modelli e degli esempi a cui avvicinarsi.

Tutto questo è possibile a partire dalla scelta dei compiti da affrontare. Anche la scelta delle attività da svolgere per ogni bambino, infatti, deve essere ben pensata per favorire l’autostima a scuola. I bambini sono tutti diversi e portano con sé caratteristiche diverse. Questo non significa che ogni bambino deve fare solo le cose in cui riesce, anzi. Significa, invece, proporre ai bambini delle attività che, con impegno, si possono realizzare.

Non conta solo il risultato

A scuola, spesso, l’attenzione è concentrata sul voto. I bambini, indirettamente, percepiscono che l’importante è ottenere un buon risultato, indipendentemente da come ci si arriva. Niente di più pericoloso. L’importante, infatti, è il processo. L’attenzione deve essere posta sul processo, sull’impegno e sulla motivazione che il bambino ci mette nell’eseguire il compito.

In una società dove sembra importante solo raggiungere gli obiettivi, non è semplice trasmettere l’importanza di prestare attenzione al processo e all’impegno. È fondamentale, però, per il benessere dei bambini, che questo avvenga.

Il bambino che si impegna non sempre ottiene il risultato congruo alle energie messe in gioco. Il risultato, infatti, non dipende esclusivamente dallo sforzo che si mette in campo, ma esistono numerose variabili che determinano il successo o l’insuccesso.

Questo è un messaggio importante da far passare, ma è importante che siano gli adulti i primi a crederci. Non significa che il voto è indifferente, anzi, ma ciò che conta di più è il processo e l’impegno sottostante. È fondamentale capire le predisposizioni di ciascun bimbo e valorizzarle, aiutandoli però a potenziare le abilità meno sviluppate.

Evitare i confronti per non generare frustrazioni

I confronti, infatti, sono terribili e distruttivi, sia per chi ne esce sconfitto, sia per chi ne viene esaltato. Si possono confrontare le azioni, non le persone. Questo non significa che un bambino non può perdere, anzi. È molto importante insegnare ai bambini a tollerare la frustrazione della perdita.

Ma questo deve essere riferito ai comportamenti, non alla persona in sé. E, soprattutto, è meglio evitare i confronti, che possono solo dare adito a sentimenti di rabbia e tristezza, verso di sé o verso chi ne esce vincitore. Allo stesso tempo, essere sempre messo su un piedistallo rischia di essere molto pericoloso. Non fare esperienza dei propri limiti, infatti, crea aspettative troppo alte su di sé e, al primo fallimento, può creare uno scompenso nella visione che si ha di sé stessi.

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Scuola, è tempo di organizzare il rientro https://mentallifting.com/scuola-e-tempo-di-organizzare-il-rientro/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=scuola-e-tempo-di-organizzare-il-rientro https://mentallifting.com/scuola-e-tempo-di-organizzare-il-rientro/#respond Thu, 29 Aug 2019 07:46:47 +0000 https://mentallifting.com/?p=3697 Siamo appena rientrati dalle vacanze e già dobbiamo organizzare il ritorno a scuola dei nostri figli. Se per noi è faticoso, per loro potrà esserlo molto di più, perché recuperare i ritmi scolastici non è così immediato. Quindi, dobbiamo fare in modo che il primo giorno di scuola venga vissuto dai nostri figli con serenità,...

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Siamo appena rientrati dalle vacanze e già dobbiamo organizzare il ritorno a scuola dei nostri figli. Se per noi è faticoso, per loro potrà esserlo molto di più, perché recuperare i ritmi scolastici non è così immediato. Quindi, dobbiamo fare in modo che il primo giorno di scuola venga vissuto dai nostri figli con serenità, come la ripresa di un impegno importante per la loro crescita.

Consigli per affrontare il rientro a scuola

Innanzitutto è bene mostrarsi entusiasti. Se il bambino vede i genitori preoccupati e seccati per l’inizio della scuola penserà di avere un valido motivo per sentirsi preoccupato anche lui.

È importante che il bambino si prepari gradualmente agli orari della scuola. Si sa che in estate, complici il divertimento e le lunghe giornate, gli orari del sonno non vengono mai rispettati: vanno a letto più tardi del solito e si svegliano altrettanto tardi. Ma se non recuperiamo per tempo un orario consono alle esigenze scolastiche, rischiamo di trasformare i primi giorni di scuola in un incubo.

Noi mamme si sa ci facciamo prendere da mille ansie, soprattutto quando ci sono dei cambiamenti in corso, ad esempio il passaggio dalla scuola materna alla scuola elementare, l’ingresso al nido o all’asilo. Dobbiamo imparare a mettere da parte il nostro stress e concentrarci su quello che serve davvero ai nostri figli, ovvero equilibrio e rassicurazioni.

Per dare loro una carica in più ricordatevi di sottolineare che, la scuola, non è solo compiti, impegno e regole, ma anche il luogo in cui si incontrano tanti coetanei con cui diventare buoni amici.

Come preparare i bambini al primo giorno di scuola

primo giorno di scuola

Il primo giorno di scuola non si scorda mai, è quello che viene immortalato in una foto che compare in tutti gli album di nonni e genitori. È un passaggio importante, si inizia davvero a diventare grandi. Molti genitori si chiedono come far vivere al meglio questo giorno ai lori figli, senza rendersi conto che molto spesso i bambini vivono questo inizio più serenamente di quanto si possa pensare.

Vi consiglio di parlare al bambino, raccontando nei dettagli cosa succederà e perché è un momento importante della sua vita, per aiutarlo ad affrontare il tutto con più facilità. Fategli capire che si dovrà impegnare ma senza pretendere troppo sin da subito. Potrebbe comportare uno stress, che in più dei casi si tradurrebbe in un esaurimento nervoso prima del previsto. L’ansia da prestazione influisce negativamente, e visti i molteplici cambiamenti, è meglio eliminarla sin da subito.

Sembra un piccolo accorgimento, eppure porta quasi sempre a risultati sorprendenti!                                                                           

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Sindrome da rientro dalle vacanze, che fare? https://mentallifting.com/sindrome-da-rientro-dalle-vacanze-che-fare/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=sindrome-da-rientro-dalle-vacanze-che-fare https://mentallifting.com/sindrome-da-rientro-dalle-vacanze-che-fare/#respond Mon, 12 Aug 2019 07:37:02 +0000 https://mentallifting.com/?p=3687 Il momento più duro delle vacanze è arrivato: il rientro! Sindrome post-rientro, mal di ritorno, depressione, malinconia, ansia, stanchezza, quanto è faticoso riprendere la solita vita dopo le tanto desiderate ferie? La sindrome da rientro è in forte aumento perché le vacanze si sono accorciate, e molte persone si portano dietro il lavoro anche al...

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Il momento più duro delle vacanze è arrivato: il rientro! Sindrome post-rientro, mal di ritorno, depressione, malinconia, ansia, stanchezza, quanto è faticoso riprendere la solita vita dopo le tanto desiderate ferie? La sindrome da rientro è in forte aumento perché le vacanze si sono accorciate, e molte persone si portano dietro il lavoro anche al mare o in montagna. La società della fretta, della connessione continua, di una vita fitta di impegni, produce anche questi effetti collaterali. Come affrontarli per non perdere i benefici delle ferie?

Cos’è la sindrome da rientro dalle vacanze

La sindrome da rientro dalle vacanze non è una vera e propria patologia ma bensì un insieme di condizioni di malessere che caratterizzano i primi giorni in cui si ritorna a pieno ritmo alla solita routine.

Tale malessere, con le sue più svariate manifestazioni, è causato dallo stress: il cervello vive e percepisce il rientro al lavoro come una situazione potenzialmente pericolosa e invia messaggi di allerta al sistema nervoso centrale. Questo si attiva causando tensione muscolare, ansia e tachicardia.

Questo stress da rientro causa, quindi, una serie di sintomi psicologici e disturbi fisici che si manifestano improvvisamente scombussolando tutte le aspettative e i buoni propositi di ritornare al lavoro e ai soliti impegni con la giusta carica di energia che, magari, è venuta meno durante l’anno.

Consigli per combattere lo stress da rientro

Come prima cosa cercate di tenervi 2 giorni di riposo fra la fine delle ferie ed il rientro al lavoro: avrete così tempo per sistemarvi e riabituarvi ai nuovi ritmi, nonché di prepararvi psicologicamente e fisicamente al nuovo inizio lavorativo

Evitate di riprendere tutte le vostre consuete attività al 100% e con foga: andate con calma e aumentate l’intensità di lavoro e ritmi di vita pian piano, con gradualità. Organizzare il lavoro e, se possibile, evitate di fissare appuntamenti importanti durante i primissimi giorni di lavoro.

Prendetevi cura di voi stessi come avete fatto in vacanza: alla vostra mente e al vostro corpo non bastano 2 settimane per star bene sempre. Quindi, continuate a prendervi cura di voi e a coccolarvi, facendo manicure, pedicure, massaggi, palestra, hobbies, per darvi la sensazione di essere ancora in ferie.

Cercate di continuare a stare all’aria aperta: fate passeggiate, uscite a cena, cercate di alzarvi più possibile dalla scrivania per fare 4 passi e respirare sole e ossigeno, uscite la sera e non fatevi riassopire immediatamente dal divano e dalla tv.

Evitate di tappezzare ogni vostro oggetto, strumento e luogo con le foto della vacanza: son belle da guardare e son lieti ricordi ma, se la vostra sindrome da post-rientro è piuttosto accentuata, non farete altro che aumentarvi da soli la già naturale e presente malinconia.

Pensate e programmate il prossimo viaggio, che sia una vera vacanza, un weekend o solo una gita non importa: vi darà quella carica e spinta per andare avanti e non ricordare solo il passato. Vi sentirete risollevati nell’umore.

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