Una bocciatura è solo un imprevisto, spesso annunciato, ma comunque difficile da accettare sia per i ragazzi che per i genitori. L’importante è non farne un dramma ma cercare di capire i motivi che hanno portato a questo risultato. D’altronde la storia è piena di esempi eccellenti, uno per tutti Einstein: fu bocciato in matematica a 7 anni e poi non venne ammesso alle superiori per insufficienza in tutte le materie, tranne che in matematica
Di che cosa ci si preoccupa?
Una bocciatura è in genere accompagnata da sentimenti quali fallimento, vergogna, sensi di colpa, frustrazione e rabbia. Queste emozioni coinvolgono sia i genitori che l’adolescente, ma in modi diversi. La vergogna è un’emozione centrale nella vita dell’adolescente: si vergogna se si sente troppo diverso dagli altri, che sono un modello sicuro di “come bisogna essere” ma anche se non si sente sufficientemente unico. Questi sentimenti di vergogna sono intimamente legati alla crescita e, il successo scolastico, è una misura di quanto sia capace, bravo, grande, capace di crescere.
Nel caso della bocciatura, anche i genitori vengono assaliti da sentimenti di vergogna e rabbia: “mio figlio ha fatto male, non ha reso come gli altri, è andato sotto le aspettative”. È normale: mamma e papà hanno speranze ed aspettative sin da quando concepiscono l’idea di fare un figlio. I genitori, comunque, hanno un compito delicato: riuscire a sopportare la vergogna e la rabbia dell’adolescente, ascoltarlo e aiutarlo a superare i momenti di frustrazione. La bocciatura, che genera tanta sofferenza, può diventare un’occasione in cui trovare nuove risorse.
Un figlio non è la sua bocciatura
Al contrario, se è stato bocciato vuol dire che qualcosa non va ed è un segnale importante da prendere in considerazione. Vediamo insieme come affrontare una bocciatura senza trasformarla in un dramma ma in un’occasione di crescita. La prima cosa da fare è capire perché il ragazzo sia stato bocciato e, nella maggior parte delle volte, le cause sono: uno scarso impegno, un cattivo metodo di studio, oppure un errore di orientamento. Quest’ultima eventualità si realizza spesso all’ingresso nelle prime classi: se il preadolescente viene bocciato in prima media, vuole dire molto probabilmente che non ha fatto il salto di qualità richiesto dal cambio di scuola. In questo caso, è necessario lavorare sul metodo di studio.
Se siamo invece alle superiori c’è da chiedersi se il tipo di scuola scelta sia quella giusta. In questo caso i genitori devono valutare come procedere insieme ai professori per capire se ci sono delle alternative migliori. Se, invece, ritengono che ce la possa fare bisogna comprendere se sia un problema di metodo di studio, oppure di scarso interesse. Se l’insuccesso è causato dal poco impegno è necessario porre dei limiti, dei confini, intervenire e far sentire il proprio supporto.
È poi molto importante chiedere al proprio figlio di analizzare il perché della sua bocciatura, ascoltare le sue ragioni e le sue proposte per evitare di ripetere un’esperienza così frustrante. Questo atteggiamento rafforzerà il vostro legame e vi aiuterà a superare il difficile momento.
L’estate è il momento per riflettere
La pausa dalle lezioni è il momento ideale per riflettere su una bocciatura. È un’occasione per insegnare ai figli che i successi si conquistano con fatica e impegno. Il mio consiglio è di impegnarlo in diverse attività, non necessariamente intellettuali. Ad esempio, gli si può affidare il compito di tenere in ordine la sua stanza, o di aiutare nelle faccende domestiche. Impegni chiari per riparare ai propri errori. La punizione di per sé non serve a nulla: è bene occupare i ragazzi, che magari sono distratti tutto l’anno da computer e videogiochi, in modo da togliergli anche il tempo di utilizzarli, in senso costruttivo.
Passata l’estate, se vediamo che il ragazzo nel primo mese di scuola ha di nuovo dei problemi, è bene avere un confronto con i docenti di riferimento e definire aspettative chiare a breve e di lungo periodo, procedendo di nuovo a un’analisi di questo fallimento e tentando di intervenire nel migliore dei modi, cambiando anche istituto se necessario.
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